From ITALY to CANARY ISLANDS

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mercoledì 10 agosto 2016

Lanzarote - Andarsene per ricordare

Gli occhi lacrimano a causa del forte vento intriso di sabbia.
L'aria semi fresca dei primi due nostri giorni su quest'isola è cambiata.
Inizialmente un vento proveniente da ovest, sfiorando l'acqua dell'oceano, portava sollievo e lasciava sulla pelle una sensazione di fresco.
Improvvisamente, come tutto da queste parti accade, le foglie delle palme che si affacciano sul mare hanno cessato di essere inclinate verso sinistra, un attimo solo di quiete dopodiché il loro senso si è invertito, piegandosi quasi a spezzarsi verso destra.
Di colpo, come un battito di ciglia, come quando la sera dopo aver cucinato l'arrosto ti avvicini al forno per osservarne la cottura, un caldo arido ci ha riempito gli occhi.
Questo vento caldo che  arriva da lontano, nonostante tutto non riesco ad odiarlo.
Quanti chilometri anche lui avrà fatto prima di arrivare sino qui.
Cerco di immaginarmelo giusto alcune  ora fa, quando prima di scivolare sull'acqua che separa l'Africa da Lanzarote, proprio in quelle terre, e proprio in quelle dune di sabbia non abitate da esseri viventi salvo quelli che la natura ha saputo rendere forti, prima  laggiù sarà passato. Caricandosi di calore, riempiendo le sue mille lingue invisibili di sabbia per poi puntare dritto su di noi e lasciare che i nostri occhi diventassero piccole fessure, quasi ad aiutarci a prendere sonno, quasi a rendere un po più selvaggia questa terra che il mare custodisce fra le sue braccia.
Lanzarote, ore 22 dell'ultima nostra sera in questo luogo.
Playa Quemada è buia, fortemente buia salvo le luci che le stelle e la luna ci regalano.
A noi basta, perché sanno di buono.
Il vento urla forte e le onde del mare risuonano con un echeggiare continuo, apparentemente fastidioso se non si pensa che questo è il modo che il nostro mondo ha di comunicare con noi.
Se lo si ascolta, se soltanto provassimo  a disattivare tutte le suonerie che del nostro vivere fanno parte, se solo cercassimo di stare zitti ogni tanto, riusciremmo forse ad ascoltare cose che appaiono di un altro mondo mentre invece sono ciò che abbiamo, ciò che siamo riusciti a zittire o a nascondere celando queste immense poesie naturali dietro una tecnologica, artefatta e fastidiosa suoneria di un telefono.
Siamo qui Gisella ed io, siamo seduti fronte mare ad osservare il buio, ascoltare il silenzio, assaporare l'aria prima di odori.
Siamo qui che facciamo cose di un altro mondo, cose che ormai non sai che possono ancora esistere.
Ogni tanto, a turno, come sempre parliamo.
E come sempre cerchiamo di metabolizzare, fissare e far emergere le cose che più ci hanno impressionato.
Com'è stata la tua Lanzarote, chiedo a Gisella cercando anche spunti per un blog che magari nessuno mai leggerà, ma che io cerco di scrivere non per chi non lo leggerà bensì, per anche solo uno di voi che avrà desiderio di scoprire cosa si celi dietro un mondo di abitudini e di frenetiche convinzioni.
Lei risponde così:
Lo sai che anche io come te sono innamorata dell'Islanda, e ogni luogo, per sbagliato che sia, ad essa lo paragono.
Bene, se solo tu fossi in grado di far scomparire come per magia una trentina di gradi, magari meglio trentacinque, avrei l'impressione di essere tornata in Islanda.
Un vento che spazza la moto come fosse un fuscello.
Un mare di lava a perdita d'occhio che fa immaginare un luogo dove la natura sia stata forte, talmente forte da modificare ogni cosa.
Le montagne sono vive, ad ogni sommità si scorge la bocca di un vulcano pronto a borbottare ancora.
Il cielo blu si specchia su un panorama terrestre nero come il carbone.
Cazzo, se chiudo gli occhi e cerco di sentire freddo, mi risveglio in un sogno già visto ma che non vorrei smettere di vedere.
Lanzarote, piccola ma immensa come una gemma che dal mare emerge, mette timore se pensi che quanto viva sia questa terra. 
Mi impressiona sapere che siamo in un luogo dove non esiste acqua, eppure si vive.
La natura vive, le piante vivono, gli animali vivono.
Mi impressiona vedere la forza del mare che minaccioso sbatte sulle rocce acuminate.
Ancor più mi esalta vedere come queste ultime rispondano colpo su colpo senza cedere di un millimetro.
Oh certo, non dimentico di essere in un luogo visitato da milioni di turisti ogni anno.
Ma nel contempo mi chiedo cosa, ad ognuno di essi, resti impresso di questo luogo alla fine del viaggio.
Non discuto e neppure critico chi, scendendo da un aereo, si catapulta su una spiaggia, si riempie di olio solare, ed attende sulla graticola spettrale di una spiaggia  incandescente e sovraffollata la fine del periodo dedicato all'abbronzatura solo per poterla esibire la prima settimana di rientro in ufficio.
Anche quello è un modo di intendere le vacanze ed un viaggio.
Di certo non il mio.
Guardati Gianni, sembri un operaio che ha lavorato il periodo estivo sul raccordo anulare di Roma, hai la testa e le braccia abbronzate, il resto del corpo è dello stesso colore dei tuoi occhi, e non parlo dell'iride, bensì del bianco del bulbo.
Però tu hai vissuto Gianni, ti sei spinto dentro l'Isola, lottando contro il vento, cercando la strada che porta lassù dove non c'era nessuno. In un isola lunga appen 60 chilometri, noi ne abbiamo fatti cinquecento, cercando di comprenderla, cercando di scoprire cosa si nascondesse dietro una scultura di lava, nata e realizzata non da un famoso artista, bensì da una semplice e quasi ignorata, signora natura.
Ora dimmi tu Gianni, la tua Lanzarote ?
Io ?
Beh......non ho molto altro da aggiungere.
O forse una cosa si.
Sai cosa mi piace di Lanzarote che tu non hai detto ?
Che questo sia stato, oltre ai mille già visti, un altro luogo che ci ha visti insieme, arrivare qui con gli occhi di chi vuole scoprire, stare qui con gli occhi di chi vuole imparare e andare via con gli occhi di chi non saprà mai dimenticare.
Forse la cosa più bella di raggiungere un luogo sta proprio nel riuscire ad andare via senza che questo luogo abbia di te avvertito la presenza.

Domani si riparte e sarà Fuerteventura.
Un altro luogo, un altro sogno, un altro mondo.







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